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“Impegnare il governo ad elaborare un nuovo Piano energetico nazionale”. Ecco la mozione del sen.Andrea Causin

"Impegnare il governo ad elaborare un nuovo Piano energetico nazionale". Ecco la mozione del sen.Andrea Causin

L’Italia sta vivendo una vera e propria emergenza legata all’incremento dei costi energetici per le famiglie e le imprese, con un durissimo impatto sul benessere delle persone e della competitività delle imprese, soprattutto quelle energivore. Per questo motivo il senatore di Coraggio Italia Andrea Causin ha presentato a prima firma, d’accordo con il Presidente Luigi Brugnaro, una mozione per impegnare il governo ad elaborare un nuovo Piano energetico nazionale in grado di dare certezza sugli obiettivi fondamentali della sicurezza degli approvvigionamenti, della crescita, dell’autonomia energetica, del contenimento e riallineamento dei costi dell’energia alla media europea.

Ecco il testo ufficiale della mozione del sen. Andrea 

Premesso che:

L’Italia sta vivendo una vera e propria emergenza legata all’incremento dei costi energetici per le famiglie e le imprese, con un durissimo impatto sul benessere delle persone e della competitività delle imprese, soprattutto quelle energivore.

Che in sede di audizione al Senato l’Agenzia ARERA ha confermato che nel primo trimestre 2022 sul primo trimestre 2021 si è registrato un aumento del 131% per il cliente domestico tipo di energia elettrica (da 20,06 a 46,03 centesimi di euro/kWh, tasse incluse) e del 94% per quello del gas naturale (da 70,66 a 137,32 centesimi di euro per metro cubo, tasse incluse) come conseguenza dell’impennata dei prezzi all’ingrosso dell’energia nel 2021.

La domanda di energia elettrica nel 2020 (ultimi dati aggiornati Terna) è stata pari a 301,2TWh.
La domanda interna nazionale è stata soddisfatta per l’89,3% da produzione nazionale destinata al consumo per un valore di 269,0 TWh e per la quota restante (10,7%) dalle importazioni nette dall’estero per un ammontare di 32,2TWh.

Che la produzione lorda nazionale è stata coperta per il 57,6% dalla termoelettrica (idrocarburi) non rinnovabile, per il 17,6% dall’idroelettrica (+2,8% rispetto al 2019) e per il restante 24,7% dalle fonti eolica, geotermica, fotovoltaica e bioenergie (eolica -7,1%, fotovoltaica +5,3%, geotermica -0,8% e bioenergie +0,4% rispetto al 2019).

Che, secondo dati recenti, il fabbisogno di gas naturale dell’Italia è stato di circa 70 miliardi di metri cubi di gas e di questi solo 4,1, quindi poco meno del 6% sono stati estratti in Italia.

Che secondo i dati forniti daI Ministero della Transizione Ecologica, che ha pubblicato il nuovo censimento bilancio italiano del gas, aggiornato a tutto il 2021, le due fonti principali di gas per l’Italia sono la Russia (29,06 miliardi di metri cubi) e l’Algeria (21,16). L’Algeria ha aumentato molto il flusso, quasi raddoppiato dai 12 miliardi di 2020; ma anche la Russia nel 2021 ha accresciuto l’invio di metano verso l’Italia.

Che, sempre secondo il rapporto del Ministero della Transizione Ecologica, le estrazioni di Gas in Italia sono crollate del 18,3% a fronte di consumi domestici e industriali che sono incrementati.

Che la produzione nazionale all’1% della produzione mondiale, con le riserve rimanenti di circa 1 miliardo di barili, che rappresentano lo 0.1% delle riserve mondiali di greggio. rappresenta circa il 7% del nostro consumo totale di petrolio e che il rimanente 93% e che per tale ragione il nostro paese è pressoché dipendente dalle variazioni che interessano i mercati internazionali, con un impatto enorme sui costi di produzione di energia elettrica, trasporto pubblico e privato su gomma, autotrasporto e logistica, trasporti aerei e navali.

Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima per gli anni 2021-2030 denominato PNIEC è stato predisposto dal MISE, con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (ora Ministero della transizione ecologica) e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (ora Ministero della mobilità sostenibile) e successivamente adottato con tutti i passaggi istituzionali previsti.

Che i principali obiettivi del PNIEC italiano sono:

• una percentuale di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia pari al 30%, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dalla UE;

• una quota di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia nei trasporti del 22% a fronte del 14% previsto dalla UE;

• una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario PRIMES 2007 del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5%;

• la riduzione dei “gas serra”, rispetto al 2005, con un obiettivo per tutti i settori non ETS del 33%, superiore del 3% rispetto a quello previsto dall’UE;

Nel quadro di un’economia a basse emissioni di carbonio, PNIEC prospetta inoltre il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;

• un nuovo obiettivo nazionale di riduzioni emissioni climalteranti al 2030.

Che l’elaborazione del PNIEC in tutta evidenza è avvenuta in un contesto sociale, economico, e quadro internazionale completamente diverso e che l’impatto dell’incremento della materia prima lo fanno di fatto apparire superato e fuori contesto;

Che le misure per contrastare i prezzi dell’energia, che vengono quantificare dal MEF nella misura che va dai 5 ai 7 miliardi di euro, rappresentano solo una soluzione temporanea di contenimento, che peraltro appesantisce la situazione debitoria già pesante del nostro Paese.

Che L’Italia è in prima linea nei progetti di ricerca sulla fusione nucleare come il reattore sperimentale Joint European Torus (JET), con sede nel Regno Unito. E che L’Eni attraverso la CFS (Commonwealth Fusion Systems), partecipata dal gruppo italiano come maggiore azionista insieme al Mit di Boston, ha condotto con successo il primo test di un super-magnete che può contenere e gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio. Una forma di energia atomica pulita, che riproduce quanto avviene nelle stelle e nel Sole, in grado di fornire elettricità quasi illimitata, senza gas serra e con pochissime scorie radioattive. E che questi progetti potrebbero avere uno sviluppo industriale su larga scala tra il 2035 e il 2045.

Impegna il governo

1) ad elaborare un nuovo Piano energetico nazionale in grado di dare certezza sugli obiettivi fondamentali della sicurezza degli approvvigionamenti, della crescita, dell’autonomia energetica, del contenimento e riallineamento dei costi dell’energia alla media europea, del soddisfacimento degli impegni europei in tema di riduzione della CO2, di sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza e del risparmio energetico;

2) a procedere ad una riorganizzazione e rimodulazione del sistema della fiscalità aggiunta alle bollette, di incentivi alle fonti rinnovabili, e a convocare un tavolo di concertazione con gli operatori di settore, le associazioni di categoria e gli enti locali, per la definizione della nuova disciplina, tenendo conto anche delle ricadute sulle famiglie, sulla filiera industriale nazionale, sull’ambiente, sul riequilibrio del mix degli approvvigionamenti energetici;

3) a prevedere misure di sostegno al contenimento dei costi per le famiglie in relazione ai consumi elettrici, di riscaldamento e raffreddamento prevedendo in modo permanente azioni di ammodernamento del patrimonio immobiliare volti alla riduzione di consumi;

4) ad adottare provvedimenti più incisivi volti al perseguimento degli obiettivi europei sull’energia prodotta dalle fonti rinnovabili;

5) a promuovere le attività di ricerca nel settore delle fonti rinnovabili e allo sviluppo delle tecnologie di stoccaggio della Co2, per abbattere l’impatto delle fonti fossili ancora in uso, e di immagazzinamento dell’energia, in particolare attraverso il vettore energetico dell’idrogeno verde, per sopperire alle fluttuazioni della domanda energetica;

6) a rivedere la legislazione in materia di concessioni e di estrazioni delle fonti di energia nazionali, in particolare gas naturale e petrolio, con l’obiettivo di aumentare la produzione nazionale e di ridurre rapidamente la quota percentuale di dipendenza da altri paesi;

7) di incrementare la quota di investimenti destinata alla ricerca e allo sviluppo industriale sulla fusione nucleare e di definire, già nel piano energetico nazionale, gli investimenti, le procedure di legge finalizzate alla realizzazione di un numero tale di reattori nucleari capaci di garantire l’auto sufficienza energetica, un impatto ambientale bassissimi ed un costo molto ridotto dell’energia;

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